Il grande abisso della Fossa delle Marianne

fossa delle marianne- 1

Oggi ce ne andiamo a fare una bella passeggiata negli abissi, cercando di conoscere un po’ più da vicino quella che è la più grande depressione oceanica al mondo, il punto più profondo della terra che l’uomo abbia mai conosciuto: la Fossa delle Marianne. Ci troviamo al largo di Giappone, Filippine e Nuova Guinea, in una zona dove si incontrano due placche tettoniche, quella del Pacifico, e quella delle Filippine, un punto tra l’altro ricco di vulcani sommersi ed impressionanti dirupi che si perdono nel blu.

A quei tempi, non potendo ancora contare su attrezzature e macchinari come quelli che oggi la tecnologia mette a disposizione, gli studi oceanografici avevano appena gettato le basi per cercare di comporre una sorta di mappatura dei fondali marini, e fu grazie alla spedizione Challenger che si iniziarono a formulare i primi dati in merito. Tale spedizione fu effettuata dalla corvetta Challenger, che nel periodo di 4 anni che va dal 1872 al 1876 circumnavigò il globo terrestre per circa 70.000 miglia, immagazzinando ed elaborando i dati che venivano raccolti durante la navigazione.

I primi tentativi di arrivare al fondale

fossa delle marianne- 2

Stando ai primi rilevamenti effettuati dalla Challenger più o meno 150 anni fa, il punto più profondo della Fossa delle Marianne si trovava a circa 8.185 metri, ma come si scoprì in seguito non era quella la reale profondità della depressione oceanica. Già nel 1899 un altro rilevamento effettuato dall’imbarcazione statunitense Nero aggiornò i dati sul fondale della Fossa delle Marianne, riportando una profondità massima di circa 9.640 metri, ma, come vedremo più avanti, nappure questo dato risulterà essere quello veritiero ed ufficiale.

Nel 1951 fu la nave Challenger II della Royal Navy britannica a tentare di far chiarezza sul tema, e lo fece avvalendosi dell’aiuto di un sonar; la nuova misurazione segnalava che il fondale era a circa 10.900 metri dalla superficie, e fu proprio in quella occasione che gli fu anche dato il nome di Abisso Challenger. Sembrava che tutti fossero ormai d’accordo sugli ultimi dati forniti dalla Challenger II ma, seppur soltanto di pochi metri, la profondità ufficiale dell’abisso fu successivamente individuata a circa 10.990 metri dalla superficie; era il 7 Dicembre 2011.

Il video-dossier di James Cameron

Si è dovuto attendere il 2012 per effettuare una spedizione ‘definitiva’ nei meandri più reconditi della Fossa delle Marianne, e lo ha fatto in prima persona il noto regista James Cameron; l’impresa è stata portata a termine a bordo del sommergibile Deepsea Challenger, imbarcazione costruita da una equipe australiana sotto il patrocinio dello Scripps Institute of Oceanography, della Jet Propulsion Laboratory, e dell’Università delle Hawaii. L’impresa di Cameron ha aperto la strada a nuovi orizzonti negli studi oceanografici, e grazie alle nuove tecnologie si è avuto modo non solo di effettuare filmati in 3D, ma anche di raccogliere preziosi campioni di quei fondali marini così sconosciuti e misteriosi.

Oltre a stabilire definitivamente con certezza che la profondità massima della Fossa delle Marianne è compresa tra i 10.960 ed i 10.990 metri, il Deepsea Challenger è stato, come detto, anche in grado di raccogliere campioni di quei fondali, testimonianze grazie alle quali si sono fatte nuove ed interessantissime scoperte scientifiche e biologiche, tra le quali l’esistenza di ben 68 specie di creature marine di cui non si conosceva l’esistenza.

Lo sponsor della Rolex

fossa delle marianne- 3

C’è anche un aneddoto da raccontare circa le varie spedizioni effettuate per raggiungere il punto più profondo della Fossa delle Marianne, ed è quello legato alla prestigiosa azienda svizzera Rolex, nota leader nel settore di orologi da polso. Ancor prima della definitiva spedizione negli abissi effettuata da James Cameron a bordo del Deepsea Challenger, era stato il batiscafo Trieste nel 1960 a tentare l’impresa per conto della U.S. Navy, ossia la Marina Militare Americana.

A bordo c’erano Don Walsh e Jacques Piccard, il primo esploratore ed oceanografo statunitense, il secondo ingegnere svizzero; approfittando dello storico evento, la Rolex fabbricò il primo orologio da polso completamente impermeabile, e scommise che avrebbe resistito anche alla grande pressione che c’è a quelle profondità. Scommessa vinta, perché fu proprio Piccard a collocarne un esemplare al di fuori del batiscafo, verificandone personalmente il corretto funzionamento anche a 10.960 metri di profondità.